ISTAT – l’acqua in Italia
Il 22 marzo 2018, giornata mondiale dell’acqua l’ISTAT ha pubblicato una robusta statistica: un focus a 360 gradi sull’acqua in Italia.
Nel 2017, a causa della “crisi idrica”, nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Arno e Tevere) le portate medie annue hanno registrato una riduzione media complessiva del 39,6% rispetto alla media del trentennio 1981-2010.
Nel 2017, una famiglia su dieci (il 10,1%) lamenta irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nella propria abitazione e circa una su tre (il 29,1%) dichiara di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto.
Nel 2016, la spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale è pari a 10,75 euro e registra un incremento per il secondo anno consecutivo (+4,7% rispetto al 2015). Parallelamente la spesa media mensile per la fornitura di acqua connessa all’abitazione è di poco superiore, pari a 13,59 euro, l’1,5% in più rispetto al 2015.
Nel 2015, il volume di acqua complessivamente prelevato per uso potabile sul territorio italiano ammonta a 9,49 miliardi di metri cubi. Il 76,3% di questo volume, pari a poco più di sette miliardi di metri cubi, è stato misurato attraverso idonei strumenti, mentre il restante 23,7% è stato stimato dai gestori delle fonti.
Tra i 28 Paesi dell’Unione europea l’Italia ha il maggiore prelievo annuo di acqua per uso potabile pro capite: 156 metri cubi per abitante.
In 342 comuni, in cui risiedono circa 1,4 milioni di abitanti (2,4% della popolazione totale), è totalmente assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane.
Nel 2016, risultano balneabili oltre due terzi (67,9%) dei chilometri di costa monitorati ai fini della qualità delle acque di balneazione; il restante 32,1%, come negli anni precedenti, è soggetto a divieto permanente di balneazione.
Il 94,0% delle acque di balneazione vanta una qualità eccellente nel 2016, in significativo miglioramento rispetto al 2013 (85,8%). La quota più elevata si registra in Friuli-Venezia Giulia e in Puglia (99,6% contro, rispettivamente, 91,1% e 85,4% del 2013), la più bassa in Abruzzo (76,3%, 53,2% nel 2013).
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